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Sacro Romano Impero

Sacro Romano Impero

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Nota disambigua.svg Disambiguazione – Se stai cercando l’Impero dall’800 al 962 (che pure si considerava continuazione dell’Impero Romano), vedi Impero carolingio.
Sacro Romano Impero
Sacro Romano Impero – Bandiera Sacro Romano Impero - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Holy Roman Empire (1789).svg

Il Sacro Romano Impero nel 1789, alla vigilia della Rivoluzione francese

Dati amministrativi
Nome completo Sacro Romano Impero e, successivamente (dal 1512), Sacro Romano Impero della Nazione Germanica
Nome ufficiale Heiliges Römisches ReichSacrum Imperium Romanum
Lingue ufficiali latinotedesco
Lingue parlate decine di lingue germanicheslave e romanze
Capitale Nessuna de iure
Aquisgrana (800-1556)
Palermo (Hohenstaufen)
Praga (1346-1437;1583-1611)
Vienna (1483-1806)
Ratisbona (1663-1806)
Wetzlar (1689-1806)
Dipendenze Banner of the Holy Roman Emperor with haloes (1400-1806).svg Piccola Venezia
(1528-1546)
Politica
Forma di Stato Stato assoluto
Forma di governo Monarchia elettiva feudale
Titolo del Sovrano Imperator Romanorum
(Imperatore dei Romani)
Elenco Imperatori del Sacro Romano Impero
Organi deliberativi Reichstag
Nascita 2 maggio 962 con Ottone I
Causa Incoronazione di Ottone I di Sassonia
Fine 6 agosto 1806 con Francesco II
Causa Dissoluzione formale a seguito dell’intervento napoleonico
Territorio e popolazione
Bacino geografico Europa centrale
Massima estensione 900000 km² nel 1032
~600000 km² nel 1789
Popolazione 10 000 000 nel 1032
20 000 000 nel 1700
Economia
Valuta Tallero
Religione e società
Religioni preminenti Cattolicesimo e protestantesimo
Religione di Stato cattolicesimo
Religioni minoritarie luteranesimoebraismo
Classi sociali nobiltàclerocittadiniservi
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L’evoluzione storica del Sacro Romano Impero dal 962 al 1806

Evoluzione storica
Preceduto da Ludwig der Deutsche.jpg Regno dei Franchi Orientali
Corona ferrea monza (heraldry).svg Regno d’Italia
Succeduto da Early Swiss cross.svg Svizzera
Prinsenvlag.svg Repubblica delle Sette Province Unite
Medaille rheinbund 472.jpg Confederazione del Reno
Austria Austria
Flag of France (1794–1815, 1830–1958).svg Francia
Flag of the Kingdom of Prussia (1803-1892).svg Prussia
Flag of the Brabantine Revolution.svg Stati Belgi Uniti
Flag of Liechtenstein (1719-1852).svg Liechtenstein
Ora parte di Austria Austria
Belgio Belgio
Città del Vaticano Città del Vaticano
Croazia Croazia
Francia Francia
Germania Germania
Italia Italia
Liechtenstein Liechtenstein
Lituania Lituania
Lussemburgo Lussemburgo
Polonia Polonia
Rep. Ceca Rep. Ceca
San Marino San Marino
Slovacchia Slovacchia
Slovenia Slovenia
Svizzera Svizzera
Paesi Bassi Paesi Bassi

Il Sacro Romano Impero[1][2] fu un agglomerato di territori dell’Europa centrale e occidentale nato nell’alto Medioevo ed esistito per circa un millennio. Esso traeva il nome “impero romano” dall’essere considerato una continuazione dell’Impero romano d’Occidente e perciò un potere universale, mentre l’aggettivo “sacro”, che lo contrapponeva all’impero pagano dei primi tre secoli, sottolineava che la rinascita del potere imperiale doveva considerarsi voluta da Dio e per questo motivo il potere di incoronare l’imperatore era attribuito al papa, almeno fino alla Riforma.[3]

Come anno di fondazione si considera in genere il 962, data dell’incoronazione di Ottone I. L’impero di Ottone infatti ereditava gran parte dell’Impero carolingio, ma non la Franconia occidentale, più o meno l’odierna Francia. Comunque, buona parte della storiografia di lingua italiana e francese include nella storia del Sacro Romano Impero anche l’Impero carolingio, segnando quindi come data d’inizio del Sacro Romano Impero l’incoronazione di Carlo Magno nell’800.[4]

Il primo ad aggiungere il termine “sacro” al consueto “impero romano” fu Federico Barbarossa: esso appare in una lettera del 1157, che chiedeva ai magnati dell’impero aiuto contro le città lombarde.[5]

Solo nel 1512 sotto l’imperatore Massimiliano I la dizione “Sacro Romano Impero della Nazione Germanica” (in tedesco Heiliges Römisches Reich Deutscher Nation, in latino Sacrum Imperium Romanum Nationis Germanicae), già attestata fin dal 1417,[6] fu usata in un atto del sovrano, il preambolo di commiato al Reichstag di Colonia.[7] La titolatura dell’imperatore, in ogni caso, non cambiò, restando fino al 1806 “Imperator Romanorum semper Augustus“, senza riferimenti germanici.

In teoria, l’imperatore doveva essere la massima autorità politica del mondo abitato, superiore a tutti i re e pareggiato (o superato, a seconda delle visioni politiche) solo dal papa, che era chiamato a governare la cristianità nelle materie che riguardavano la fede. Nei fatti però qualcosa di simile fu raggiunto soltanto con Carlo Magno, che comunque già non aveva giurisdizione diretta su alcune terre cristiane, come l’Inghilterra. Da Ottone I di Sassonia in avanti l’impero governava solo la Germania e per un periodo minore parti dell’Italia e di altre terre europee.

Il Sacro Romano Impero fu formalmente dissolto nel 1806.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Continuità e discontinuità tra Imperi carolingio e germanico[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Impero carolingio.

Per convenzione, la nascita del Sacro Romano Impero si fissa al 962, quando Ottone di Sassonia si fece incoronare da papa Giovanni XII imperatore di un’entità che comprendeva Germania e Italia (e poi Borgogna). Ma gran parte della storiografia italiana e francese vi include l’Impero carolingio e quindi ne indica l’inizio nell’incoronazione di Carlo Magno nell’800. Carlo stesso, al titolo di re dei Franchi, aggiunse quello di “Augustus Imperator Romanorum gubernans Imperium“, conferitogli da papa Leone III durante l’incoronazione.

Al di là della cesura provocata dalle lotte tra i discendenti di Carlo, comunque, la successione imperiale continuò a essere vista senza soluzione di continuità: gli imperatori si consideravano successori di Carlo Magno: Carlo IV e Carlo V portavano questi ordinali perché Carlo I era stato Carlo Magno, Carlo II Carlo il Calvo e Carlo III Carlo il Grosso.

L’Impero carolingio copriva un’area che include le odierne Francia e Germania, la Catalogna, i paesi del Benelux, la Svizzera e buona parte dell’Italia settentrionale, anche se la dinastia che governava questi territori era di stirpe franca, e dunque germanica. L’Impero acquistò un carattere più germanico dopo la spartizione attuata dal Trattato di Verdun dell’843, grazie al quale la dinastia Carolingia proseguì — per pochi decenni — su linee indipendenti nelle tre regioni. La parte più orientale cadde sotto Ludovico II il Germanico, che ebbe vari successori fino alla morte di Ludovico IV, detto “il Fanciullo”, ultimo sovrano carolingio della parte orientale.

Formazione dell’Impero ottoniano[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Dinastia ottoniana e Ducato d’origine.

I territori del Sacro Romano Impero nel 972, sotto Ottone I, e nel 1032, sotto Corrado II.

Alla morte di Ludovico IV, nel 911, i duchi di AlemanniaBavieraFranconia e Sassonia elessero re dei Franchi uno di loro, il duca Corrado I di Franconia. Il suo successore Enrico I (919 – 936), un sassone, regnò sul regno orientale separato da quello occidentale franco (ancora retto dai Carolingi) nel 921 chiamando sé stesso rex Francorum orientalium (re dei Franchi Orientali).

Enrico designò come suo successore il figlio Ottone, che fu eletto Re ad Aquisgrana nel 936. Questi più tardi, incoronato Imperatore con il nome di Ottone I (poi chiamato “il Grande”) nel 962, avrebbe marcato un passo importante, verso l’Impero e avrebbe avuto la benedizione del Papa. Ottone aveva guadagnato prima molto del suo potere, quando nel 955 aveva sbaragliato i Magiari nella battaglia di Lechfeld.

Nella letteratura contemporanea e successiva, ci si riferisce all’incoronazione come a una translatio imperii, trasferimento dell’Impero. Il mitico sottinteso era che c’era e ci sarebbe stato sempre un solo impero. Si considerava che fosse cominciato con Alessandro Magno, fosse passato ai Romani, poi ai Franchi, e finalmente al Sacro Romano Impero (e questo spiega il Romano nel nome dell’Impero). Gli imperatori tedeschi si consideravano quindi i diretti successori di quelli dell’Impero Romano; e per questo motivo inizialmente si davano il titolo di Augusto. Inizialmente essi non si chiamarono ancora Imperatori “Romani”, probabilmente per non entrare in conflitto con l’Imperatore Romano che ancora esisteva a Costantinopoli. Il termine Imperator Romanorum divenne comune solo successivamente all’epoca di Corrado II.

A quel tempo, il regno più orientale non si presentava come un’entità omogenea definibile già come “tedesca”, ma era piuttosto costituito dall’alleanza delle vecchie tribù germaniche dei BavariSvevoAlemanniFranconi e Sassoni. L’Impero come unione politica probabilmente sopravvisse solo per la forte personalità e influenza di Enrico il Sassone e di suo figlio Ottone. Tuttavia, anche se formalmente eletti dai capi delle tribù germaniche, nella realtà essi riuscirono a designare i loro successori.

Questo cambiò dopo Enrico II morto nel 1024 senza figli quando Corrado II, primo della dinastia Salica, fu eletto re nello stesso anno solo dopo qualche dibattito. Come esattamente il re fosse scelto sembra essere una complicata combinazione di influenza personale, lotte tribali, eredità e acclamazione da parte dei capi chiamati a formare l’assemblea dei grandi elettori.

Già a quel tempo il dualismo fra i territori, quelli delle vecchie tribù radicate nelle terre dei Franchi ed il Re/Imperatore, divenne solo apparente. Ciascun re preferiva passare la maggior parte del tempo nei suoi territori. Questa pratica cambiò solo al tempo di Ottone III re nel 983, imperatore dal 996 al 1002, che cominciò a utilizzare le sedi vescovili sparse nell’Impero come sedi temporanee del governo. Anche i suoi successori Enrico IICorrado II ed Enrico III, apparentemente riuscirono a legare i duchi al territorio. Non è, quindi, una coincidenza se all’epoca la terminologia cambia e si trovano le prime occorrenze del termine Regnum Teutonicum.

Alto Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

La lotta per le investiture[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Dinastia salica e Lotta per le investiture.

La gloria dell’Impero quasi si estinse nella Lotta per le investiture, durante la quale il Papa Gregorio VII scomunicò Enrico IV (Re nel 1056, Imperatore dal 1084 al 1106). Sebbene fosse stata revocata dopo l’umiliazione di Canossa del 1077, la scomunica ebbe vaste conseguenze. Nel frattempo i duchi tedeschi avevano eletto un secondo Re Rodolfo di Svevia, che Enrico IV poté sconfiggere solo dopo una guerra di tre anni nel 1080. Le radici mitiche dell’Impero erano danneggiate per sempre; il Re tedesco era stato umiliato. Più importante ancora, la Chiesa diveniva un’entità indipendente sulla scacchiera dell’Impero.

L’Impero sotto gli Hohenstaufen[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Hohenstaufen.

Corrado III salì al trono nel 1138, fu il primo imperatore della dinastia Hohenstaufen (o di Svevia, in quanto gli Hohenstaufen erano duchi di Svevia), il cui periodo coincise con la restaurazione della gloria dell’Impero anche sotto le nuove condizioni del concordato di Worms. Fu Federico I “Barbarossa”, il secondo della dinastia di Svevia (Re nel 1152, Imperatore dal 1155 al 1190) a chiamare per primo “Sacro” l’Impero.

Inoltre sotto il Barbarossa l’idea della “Romanità” dell’Impero tornò a crescere. Un’assemblea imperiale nelle campagne di Roncaglia nel 1158 esplicitamente giustificò i diritti imperiali con la opinione di quattuor doctores del nuovo organismo giuridico della Università di Bologna, che cita frasi come princeps legibus solutus (il Principe non è soggetto alla legge) tratte dai Digesta del Corpus iuris civilis. Che i legislatori romani l’avessero creato per un sistema completamente diverso che non coincideva affatto con la struttura dell’Impero era considerato del tutto secondario; la corte dell’imperatore aveva la necessità di legittimarsi storicamente.

Ai diritti imperiali ci si era riferiti con il termine generico di regalia fino alla Lotta per le investiture, ma furono enumerati per la prima volta a Roncaglia. Questo elenco includeva strade pubbliche, tariffe, emissione di moneta, raccolta di imposte punitive e la nomina e revoca dei funzionari. Questi diritti furono radicati esplicitamente nella Legge Romana, come fosse una legge costituzionale; il sistema fu anche connesso alla legge feudale, e il cambiamento più evidente fu il ritiro dei feudi di Enrico il Leone nel 1180 che portò alla sua scomunica. Barbarossa, quindi, per un certo tempo, cercò di legare più strettamente i riottosi duchi tedeschi all’impero come un tutt’uno.

Un’altra importante novità costituzionale di Roncaglia fu lo stabilimento di una nuova pace (Landfrieden) per tutto l’Impero, un tentativo non solo di abolire le vendette private fra i duchi locali, ma anche di legare i subordinati dell’Imperatore a un sistema di giurisdizione e di persecuzione pubblica degli atti criminali, concetto che all’epoca non era universalmente accettato.

Poiché dopo la lotta per le investiture l’imperatore non poteva più appoggiarsi alla Chiesa per mantenere il potere, gli Staufen sempre più concedevano terra a funzionari che Federico sperava fossero più manovrabili dei duchi locali. Inizialmente utilizzati soprattutto per servizi di guerra, questi avrebbero formato la base per la futura classe dei cavalieri, altro appoggio del potere imperiale.

Un altro concetto innovativo per il tempo era la fondazione sistematica di nuove città, sia da parte dell’Imperatore sia da parte dei Duchi locali. Ciò era dovuto all’esplosione della popolazione, ma anche alla necessità di concentrare il potere economico in località strategiche, mentre fino ad allora le sole città esistenti erano di antica fondazione romana o le più vecchie sedi vescovili. Fra le città fondate nel XII secolo Friburgo, modello economico per molte altre successive, e Monaco.

Il successivo regno dell’ultimo degli Staufen, Federico II, fu per molti aspetti differente da quello dei predecessori. Ancora bambino inizialmente regnò in Sicilia, mentre in Germania il figlio del BarbarossaFilippo di Svevia e Ottone IV competevano con lui per il titolo di Re dei Germani. Dopo essere stato incoronato imperatore 1220, rischiò il conflitto con il Papa per aver reclamato il potere su Roma; in modo stupefacente per molti, si impossessò di Gerusalemme nella crociata del 1228, mentre era ancora scomunicato dal Papa.

Mentre riportava in auge l’idea mitica dell’Impero, Federico II compì il primo passo nel processo che avrebbe portato alla sua disintegrazione. Da un lato si concentrò sull’instaurare in Sicilia uno Stato di straordinaria modernità per i tempi, con servizi pubblicifinanze e sistema giudiziario. Dall’altro, fu l’Imperatore che concesse i maggiori poteri ai Duchi tedeschi, con due Privilegi che non sarebbero stati più revocati dal potere centrale. Nel 1220, con Confoederatio cum principibus ecclesiasticis, Federico in sostanza cedeva ai vescovi un certo numero di diritti imperiali (regalia), fra cui quelli di stabilire tariffe, battere moneta ed erigere fortificazioni. Nel 1232 con lo Statutum in favorem principum estendeva tali diritti agli altri territori.

Benché molti di questi privilegi esistessero già, non erano elargiti in modo generalizzato e definitivo, onde permettere ai Duchi di mantenere l’ordine al Nord delle Alpi, mentre Federico voleva concentrarsi sulla sua terra natale, l’Italia. Nel documento del 1232 per la prima volta i Duchi tedeschi sono chiamati Domini terrae, proprietari della terra, altra novità notevole.

Il Grande Interregno[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Grande Interregno.

Dopo la morte di Federico II nel 1250, in Germania gli succedette il figlio Corrado IV, cui si oppose come anti-re Guglielmo II d’Olanda. Scomparsi anche questi due, rispettivamente nel 1254 e nel 1256, seguì il periodo poi noto come Grande Interregno (1250-1273): furono nominati vari imperatori, nessuno dei quali però riuscì ad imporre la propria autorità sull’impero. Di conseguenza, i vari signori feudali accrebbero ulteriormente il proprio potere e iniziarono a considerarsi principi indipendenti.

Basso Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

I Re-conti[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Re-conte.

Nel 1273 fu eletto sovrano Rodolfo d’Asburgo (1273-1291); tuttavia, sia lui sia i suoi successori Adolfo di Nassau (1292-1298) e Alberto d’Asburgo (1298-1308) non furono mai incoronati imperatori, bensì si fregiarono semplicemente del titolo di Re dei romani.

Nel 1308, Filippo IV di Francia si adoperò per l’elezione di suo fratello Carlo di Valois, al fine di portare l’Impero nell’orbita della Francia; tentò di comprarsi il sostegno degli elettori tedeschi con doni lussuosi, oltre a fare affidamento sul possibile appoggio di papa Clemente V, suo connazionale che aveva spostato la sede papale in Francia. Alla fine, tuttavia, gli elettori preferirono Enrico VII di Lussemburgo; questi fu dapprima incoronato re ad Aquisgrana, quindi imperatore a Roma nel 1312, a quasi settant’anni dalla deposizione dell’imperatore precedente: Federico II.

La Bolla d’oro[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Principe elettore e Bolla d’oro.

Le difficoltà riscontrate nell’elezione regale finirono per portare alla formazione di un collegio di principi elettori, che in precedenza avevano invece agito soprattutto in base alla consuetudine. Solo nel 1356, con la Bolla d’oro dell’imperatore Carlo IV di Lussemburgo, fu definitivamente stabilita la procedura giuridica per l’elezione imperiale, poi rimasta invariata fino alla fine dell’Impero. I principi elettori potevano ora battere moneta e trasmettere il proprio titolo per via ereditaria; per eleggere l’imperatore non era più richiesto un consenso unanime, ma la maggioranza dei voti.

Nel 1355, sotto l’imperatore Carlo IVPraga divenne capitale del Sacro Romano Impero e Rodolfo II riportò la capitale a Praga nel 1583; durante questo periodo la Boemia conobbe un periodo di grande splendore artistico ed economico.

La riforma imperiale[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Scisma d’Occidente e Riforma imperiale.

Agli inizi del XV secolo, la “costituzione” del Sacro Romano Impero non era ancora del tutto delineata: benché ne fossero state definite alcune istituzioni e procedure, l’interazione tra l’imperatore, gli elettori e gli altri duchi dipendeva in larga parte dalla personalità dei vari sovrani. Sigismondo di Lussemburgo (1433-1437) e Federico III d’Asburgo (1452-1493) si concentrarono soprattutto sui propri domini personali, periferici rispetto alle terre centrali e “germaniche” dell’impero. I duchi iniziarono a rivaleggiare tra di loro e questi conflitti alle volte evolvevano in scontri locali.

L’impero risentì anche della crisi che in quel momento affliggeva la Chiesa: difatti quest’ultima fu lacerata da un Grande scisma tra papi e antipapi, durato per quasi quarant’anni e sanato infine dal concilio di Costanza (1418). L’idea medievale dei due poteri universali, Papato e Impero, alla guida dell’Occidente cristiano riunito entro una sola entità politica, iniziava a rivelarsi inattuale. Pertanto nel ‘400 si iniziò a discutere dell’eventualità di una riforma dell’organismo imperiale.

Nel 1495, l’imperatore Massimiliano I convocò una dieta a Worms. Qui, il re ed i duchi convennero su quattro punti ed emanarono la Riforma imperiale (Reichsreform), una raccolta di testi legali tendente a dare qualche struttura all’Impero in via di disgregazione. Tra le altre cose furono istituiti i “Circoli Imperiali” (Reichskreisstandschaft) e la “Corte della Camera imperiale“.

Nel 1512 l’Impero prese il nome di Heiliges Römisches Reich Deutscher Nation, “Sacro Romano Impero della nazione germanica”.

Il Rinascimento e la Riforma[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Riforma protestante.

Quando Martin Lutero avviò la Riforma protestante, molti duchi locali videro l’opportunità di opporsi all’Imperatore. Il punto più alto di questo contrasto fu la creazione, nel 1531, della Lega di Smalcalda, un’alleanza militare volta a consolidare il fronte anti-imperiale e a renderlo effettivo sul piano militare.[8]

Dopo un secolo di contrasti, il conflitto tra i duchi e l’impero, fra l’altro, portò alla guerra dei trent’anni (1618-1648), devastando gran parte dell’Europa.

Dopo la pace di Vestfalia[modifica | modifica wikitesto]

Il Sacro Romano Impero dopo la pace di Vestfalia (1648)

La reale fine dell’Impero sopraggiunse in passi successivi. Dopo la pace di Vestfalia del 1648, che assegnò ai territori una sovranità virtualmente completa, consentendo a essi di stringere alleanze indipendenti con altri stati, l’Impero divenne non più di una semplice aggregazione di stati indipendenti.

L’impero, ormai divenuto solo un concetto giuridico, era composto da trecento stati sovrani, aventi diritto di seggio e di voto alla Dieta permanente a Ratisbona (1667), dove i deputati dei principi tedeschi deliberavano sugli affari tedeschi o di rilievo internazionale per l’impero, e da circa 1.500 signorie di fatto sovrane, ma prive di riconoscimento internazionale.

La loro sovranità veniva esercitata non solo con il governo indipendente dei propri stati con l’organizzazione di una propria amministrazione, un esercito, il diritto di legiferare o di coniare monete proprie, ma anche nei rapporti internazionali con l’invio di proprie rappresentanze presso le altre corti, nel tessere rapporti diplomatici nello stipulare accordi commerciali o militari. L’unica condizione che continuava a legare gli stati tedeschi all’impero era la libertà di stipulare alleanze che, comunque, non fossero di danno all’impero medesimo. Così si arrivò al paradosso che potevano essere fatte alleanze militari contro l’imperatore (quale titolare degli stati Asburgici, e quindi paragonato a ogni altro sovrano), ma non contro gli interessi dell’impero, per il quale si poteva perdere il proprio Stato, come feudo imperiale, con l’accusa di “fellonìa”, come fu nel caso di alcuni feudi imperiali italiani (ducato di Mantova e ducato della Mirandola nel 1708).

La concezione giuridica medievale dell’imperatore come una figura giuridica di primus inter pares rispetto agli altri sovrani, garante della difesa della Res publica christiana e di amministratore di pace e giustizia era andata ormai perduta. Questa visione ideale si scontrava con la realtà politica europea: i sovrani dei grandi regni nazionali, benché completamente affrancati dall’autorità imperiale, continuarono a mantenere una certa soggezione formale e giuridica, in qualità di titolari di numerosi feudi dell’impero. Molti sovrani di regni limitrofi all’impero avevano notevoli ingerenze negli affari tedeschi, grazie all’unione personale con alcuni feudi imperiali che permettevano loro di avere anche diritto di voto alla Dieta (FranciaDanimarcaGran BretagnaPrussiaPoloniaSvezia).

Le minacce all’Impero portate avanti da Luigi XIV e dall’Impero Ottomano spinsero verso la creazione della Nuova Costituzione di difesa dell’Impero del 1681, che si sostituì alla vecchia del 1521. Gli Stati tedeschi, ripartiti nei dieci circoli imperiali, erano distinti in:

Fuori dai circoli, e prive di voto alla Dieta, erano oltre un migliaio di piccole signorie equestri ripartite in circoli equestri (Reno, Franconia, Svevia), a loro volta suddivisi in quattordici cantoni nobiliari, oltre al distretto dell’Alsazia. Tale situazione rimase pressoché immutata fino alla rivoluzione francese.

Ogni circolo doveva provvedere al reclutamento e mantenimento di un contingente. Fu imposto che ogni principe avesse il diritto di imporre il contributo dei sudditi alla difesa e fu creata una tassa di circolo per il mantenimento delle truppe, non più una tassa generale che, data l’eterogeneità dell’Impero, aveva avuto sempre una scarsa efficacia. Si giunse così alla creazione di un esercito permanente di circa 40 000 uomini. Nonostante la sua volontà unitaria, questa riforma rafforzò più i grandi stati tedeschi (inclusa l’Austria) che non l’Impero, i quali furono così liberi di approntare difese ed eserciti che rafforzarono il loro potere assoluto sul loro territorio e nell’Impero.

L’Impero nel XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso del XVIII secolo la politica francese continua a perseguire un atteggiamento aggressivo nei confronti dell’impero. Luigi XIV di Francia si pose in diretto antagonismo con gli Asburgo che continuavano a detenere il titolo imperiale, di fatto divenuto ereditario per la loro famiglia. Le lunghe guerre che furono combattute nella seconda metà del XVII secolo e nella prima metà del XVIII, portarono a una progressiva erosione dei territori occidentali imperiali a favore della Francia. Inoltre, sempre con l’intenzione di indebolire la monarchia asburgica, la diplomazia francese, fomentava continue alleanze contro gli stati asburgici dell’imperatore come nel caso degli Elettori di Colonia, Treviri e della Baviera. Tale movimento centrifugo degli stati tedeschi favorì la rapida ascesa degli Hohenzollern che da elettori del Brandeburgo nell’arco di cinquanta anni assurgeranno come re di Prussia a governare una nuova potenza europea in grado di competere con gli Asburgo.

Assunto il titolo reale (1701), la Prussia non perse occasione per strappare potere e territori all’Austria degli imperatori Asburgo, facendosi fautrice delle esigenze degli stati tedeschi di fede protestante (ruolo sottratto alla Sassonia, i cui sovrani nel frattempo erano divenuti cattolici per ascendere sul trono polacco). In questa lotta cercarono di inserirsi, come poli alternativi, gli elettorati di Baviera, il cui duca si impossessò per breve tempo del titolo imperiale e della Sassonia che, di fronte alla politica aggressiva prussiana, divenne fedele alleata dell’imperatore. Nonostante la grave crisi politica che attraversò l’Austria con l’estinzione degli Asburgo, grazie alla politica dell’ultima erede di Carlo VI di Asburgo, Maria Teresa, arciduchessa d’Austria, la corona imperiale ritornò in seno alla famiglia del suo sposo Francesco di Lorena, eletto così nuovo imperatore. Il titolo rimase ai suoi eredi fino alla fine dell’impero.

La fine del titolo imperiale[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Reichsdeputationshauptschluss e Pace di Presburgo.

Il Sacro Romano Impero alla vigilia della rivoluzione francese (1789)

Nell’ultimo decennio di vita dell’impero, questo era costituito dagli stessi organi istituzionali che ne avevano sempre regolato le varie attività:

  • la Dieta (Reichstag): rappresentava il potere legislativo; costituita dai rappresentanti dei principi aventi diritto di seggio e di voto che componevano gli “Stati imperiali” (Reichstaende o Reichsstände in tedesco) distribuiti nei dieci circoli o Province del Sacro Romano Impero. Dal 1667 lavorava permanentemente nella sede imperiale di Ratisbona. Gli stati erano suddivisi nei tre corpi elettorali:
    • Collegio dei grandi elettori (Kur-Fürsten Kollegium) composto da tre elettori ecclesiastici (gli arcivescovi di MagonzaTreviri e Colonia, e da sei elettori secolari (margravio del Brandeburgo, duca di Sassonia, duca e conte del Palatinato del Reno, duca del Brunswick-Lüneburg-Hannover ammesso dal 1708, re di Boemia (imperatore) ammesso al voto dal 1708 al 1780;
    • Consiglio dei principi (Fürstenrat), suddiviso in:
      • Collegio dei principi dell’impero (Reichsfuerstenrat), costituito da:
        • principi ecclesiastici o “Banco ecclesiastico” (Geistlichen Fürsten), ripartiti in principi con voti individuali (Virilstimmen), rappresentati da circa 26 arcivescovi (Salisburgo e Besançon, fino al 1792) e vescovi e in principi con voti collettivi (Kuriatstimmen), rappresentati dai Prevosti e dagli abati distinti in prelati (Prälaten) del Reno e della Svevia;
        • principi laici o “Banco secolare” (Weltliche Fürsten), avevano diritto di seggio e di voto individuale ereditario o personale (per i principi contribuenti), rappresentati da duchi, margravi, langravi, principi e principi-conti e distinti in “Antichi Principi” (aventi voto alla Dieta prima del 1580), “Nuovi Principi” e dalle “terre secolarizzate” (Verden e Brema, Magdeburgo, Ratzeburg, Halberstadt, Kamin, Querfurt, Gernrode);
      • Sub-collegio dei Conti e Signori dell’impero (Reichsgraefen und Reichsherrenkolleg), avevano 4 voti collettivi ed erano suddivisi in quattro distretti (Wetterau, Svevia, Franconia, Vestfalia) di cui facevano parte i principi-conti non ammessi nel corpo dei Principi, i conti dell’impero e i signori.
  • Collegio delle libere Città dell’impero (Reichsfreistaettekolleg) composto da circa 51 città imperiali, avevano voto consultivo, espresso solo dopo la votazione degli altri due collegi della Dieta. Erano suddivise in “Banco svevo” di cui 24 cattoliche, su 28 aventi diritto di voto, e in “Banco renano” di cui 5 cattoliche, su 8 aventi diritto di voto;
  • l’imperatore (Römer Kaiser): rappresentava l’impero, ma non aveva poteri sovrani su di esso, essendo una sorta di presidente dell’impero e organo esecutivo della volontà espressa dalla Dieta. Egli era vincolato, sin dal momento della sua elezione, a rispettare le “Capitolazioni”, una sorta di carta costituzionale che ne limitavano il potere e l’ingerenza sugli altri organi istituzionali; tra i suoi poteri egli convocava, in caso di necessità, la Dieta (peraltro permanente), presiedeva il consiglio militare dell’impero (Reichsmilitaregiment) e comandava l’esercito imperiale in guerra (Reichsarmee), nominava i componenti del Supremo Tribunale imperiale (Reichskammergericht), avente sede a Wetzlar e il Consiglio aulico dell’impero (Reichshofrat). Nei lavori della Dieta era coadiuvato dall’elettore di Magonza che, come decano dei principi, tramite un proprio rappresentante, ne coordinava le attività assembleari.

Di fatto gli Stati che componevano l’impero non si esaurivano solo con quelli aventi diritto di voto alla Dieta. Vi era un numero imprecisato di entità sovrane, in varie forme, che coesistevano con gli “Stati imperiali” e non appartenevano a nessuno dei 10 Circoli o Province imperiali in cui erano distribuiti gli stati con diritto di voto al Reichstag. Contee familiari e feudi allodiali, signorie, villaggi imperiali, abbazie e immunità ecclesiastiche rappresentate da conti, baroni, cavalieri, borgomastri, abati e capitoli ecclesiastici rappresentavano una realtà imprescindibile di sovranità di fatto, anche se sottoposti alla formale e diretta “suzerainetè” dell’imperatore che ne era il protettore. In particolare, la nobiltà equestre (baroni e cavalieri dell’impero) dal XVI secolo si era organizzata in un proprio corpo autonomo che di fatto era ufficialmente riconosciuto dagli altri principi dell’impero. Questa nobiltà, rappresentata da circa 350 famiglie aventi circa 1.500 feudi, aveva costituito un proprio collegio suddiviso in un circolo del Reno, composto da 3 cantoni nobiliari che raggruppavano 98 territori, un circolo della Franconia con 702 territori rappresentati in 6 cantoni ed un circolo della Svevia con 668 territori in 6 cantoni.

Il 2 dicembre 1804 il Primo Console di Francia e presidente della repubblica italiana Napoleone Bonaparte fu incoronato imperatore dei Francesi. Subito venne riconosciuto dall’imperatore del SRI e arciduca d’Austria Francesco II che, in cambio, si vide riconosciuto Imperatore d’Austria.

La primavera dell’anno successivo, a Milano, in conformità con il nuovo assetto monarchico francese, Napoleone Bonaparte si fece incoronare re d’Italia. Questo provocò attriti con il S.R.I., che almeno formalmente comprendeva pure il Regno d’Italia. La situazione si risolse con la guerra. Nel primo anniversario dell’incoronazione imperiale la terza coalizione venne sconfitta presso Austerlitz. La Pace di Presburgo dello stesso dicembre ridimensionò l’impero austriaco, e mise sotto influenza francese buona parte del SRI: in particolare venne costituita la Confederazione del Reno. Accettando il fatto compiuto, Francesco II scioglieva l’impero nel 1806, rinunciando per sempre al titolo di Imperatore dei Romani, di fatto un titolo onorifico tramandato internamente alla casa degli Asburgo d’Austria, accontentandosi del più modesto titolo di Imperatore d’Austria con il nome di Francesco I.

La Santa Sede rifiutò di considerare valida l’abdicazione, avvenuta senza consenso papale. Tuttavia dopo la morte di Francesco, avvenuta nel 1834, fu sollevata la questione di come si dovessero mutare le orazioni per l’imperatore Romano contenute nel Messale per il Venerdì e Sabato santo. Due decreti della Sacra Congregazione dei Riti (n. 2800 del 31 agosto 1839 e n. 3103 del 27 settembre 1860) ordinarono di lasciare intatte le preghiere, ma di aggiungere una rubrica che dichiarasse che erano ormai da omettere del tutto.

Istituzioni[modifica | modifica wikitesto]

Parte finale di un documento pubblico emesso da Ottone IV nel 1210

Fin dall’Alto Medioevo, l’Impero fu caratterizzato dalla lotta per tenere i duchi locali lontani dal potere. Al contrario dei monarchi dei territori Franchi dell’Ovest, che più tardi divennero la Francia, l’Impero non riuscì mai a prendere molto controllo sulle terre che formalmente possedeva.

Invece, fin dal principio, l’Impero fu costretto ad accordare sempre più poteri ai Duchi locali nei rispettivi territori. Questo processo, iniziatosi nel XII secolo, si concluse più o meno con la Pace di Vestfalia del 1648. Molti tentativi di restaurare l’originale grandezza imperiale fallirono.

Formalmente l’Impero fu compresso fra la necessità del Re di Germania di essere incoronato dal Papa (fino al 1508) da un lato e la Maestà imperiale (Reichsstände) dall’altro lato.

Re Tedesco. L’incoronazione come imperatore di Carlo Magno per mano del Papa nell’800 costituì l’esempio che i Re successivi avrebbero seguito: questo gesto fu la conseguenza della difesa del Papa da parte di Carlo contro la ribellione degli abitanti di Roma. Da questo episodio ebbe origine il concetto che l’Impero fosse il difensore della Chiesa.

Diventare Imperatore implicava essere già re tedesco. I re tedeschi erano eletti da tempi immemorabili: nel IX secolo dai capi delle cinque maggiori tribù (FranchiSassoniBavariSveviTuringi); più tardi dai principali duchi ecclesiastici e laici; infine solo dai cosiddetti principi elettori (Kurfürsten). Questa assemblea fu formalmente istituita da un decreto noto come Bolla d’oro, emesso nel 1356 dalla Dieta di Norimberga, presieduta dall’Imperatore Carlo IV. Inizialmente gli elettori erano sette, poi questo numero variò sensibilmente nel corso dei secoli.

Fino al 1508, il neo eletto Re, si recava a Roma per essere incoronato Imperatore dal Papa. In molti casi questo richiese diversi anni se il Re era occupato in altre questioni, come la conduzione di guerre.

Mai l’imperatore poté governare autonomamente sull’Impero. Il suo potere era efficacemente contenuto dall’argine rappresentato dall’organo legislativo dell’Impero: la Dieta. Questa fu una complicata assemblea che si riuniva a intervalli irregolari in vari luoghi e su richiesta dell’Imperatore. Solo dopo il 1663 la Dieta divenne un’assemblea permanente.

Maestà Imperiale. Una entità era considerata di rango imperiale se, in accordo con le abitudini feudali, non c’era altra autorità su di essa che quella dell’Imperatore stesso. Solo queste sedevano nella Dieta (Reichstag) ed erano, con grandi variazioni attraverso i secoli:

Il numero di territori fu sorprendentemente grande, raggiungendo alcune centinaia al tempo della Pace di Vestfalia. Molti di questi comprendevano non più di poche miglia quadrate. L’Impero, pertanto, è ben descritto da molti come un mosaico.

Corti Imperiali. L’Impero ebbe anche due Corti: il Reichshofrat in Vienna e la Corte della Camera Imperiale (Reichskammergericht) istituita con la riforma dell’Impero del 1495.

Denominazione[modifica | modifica wikitesto]

L’espressione Impero Romano era sicuramente già usata nel 1034 per indicare le terre sotto il dominio di Corrado II e abbiamo testimonianze dell’uso di Sacro Impero nel 1157.

Il termine Imperatore romano in riferimento al sovrano germanico incoronato a Roma, invece, cominciò a essere utilizzato già per Ottone II (imperatore nel 973- 983). Gli imperatori da Carlo Magno (742-814) fino a Ottone I il Grande escluso (cioè i sovrani dell’Impero carolingio), d’altronde, utilizzavano il titolo di “Imperatore Augusto“.

Il termine “Sacro Romano Impero della Nazione Germanica” fu introdotto nel 1254; l’espressione completa Sacrum Romanum Imperium Nationis Germanicae (in tedescoHeiliges Römisches Reich Deutscher Nation) appare invece alla fine del XV secolo, nel momento in cui il regno aveva perso in Italia molto del suo dinamismo, pur rimanendo legato fino alla fine ad alcune importanti unità territoriali italiane in esso integrate: “sacro” e “romano” erano termini impiegati con spirito di emulazione verso l’impero bizantino; “della nazione tedesca” sottolineava come, dal 962 in poi, il fulcro di questa istituzione fosse nelle genti di stirpe germanica, già costituitesi come “Franchi orientali” dopo la spartizione carolingia.

Il titolo di imperatore era prevalentemente elettivo, secondo le tradizioni “federaliste” dei quattro ducati principali di Germania (SassoniaFranconiaBaviera e Alemannia), ciascuno contraddistinto da una propria base etnica diversa. Gli elettori erano quindi i grandi nobili del regno di Germania, che si disputavano la corona. Se comunque da una parte il titolo imperiale era considerato in tutta l’Europa occidentale come supremo e in via di principio incontestabile, nella pratica si assistette spesso alla mancanza di potestà sostanziale degli imperatori, ridotti a figure formalmente simboliche, incapaci di manifestare la loro volontà nel regno.

Alcune grandi famiglie cercarono nel tempo di rendere la corona imperiale ereditaria, come la dinastia ottoniana, ma vi riuscì definitivamente solo alla fine del Medioevo la famiglia degli Asburgo, che mantenne il titolo fino al 1806, sebbene non fossero mai stati aboliti i principi elettori e la loro dignità. Alla morte di ogni imperatore infatti essi si riunivano ed eleggevano il suo successore, fino alla loro soppressione napoleonica.

Il titolo di “imperatore dei Romani” venne fatto abolire nel 1806 da un altro imperatore abusivo, Napoleone I di Francia, che impose a Francesco II d’Asburgo di prendere il titolo di “imperatore d’Austria“, più conforme ai territori che effettivamente erano da lui amministrati. Per cui questa data viene considerata la dissoluzione formale deI Sacro Romano Impero.

Neanche i contemporanei seppero come definire questo ente. In una famosa descrizione del 1667, De statu imperii Germanici, pubblicato con lo pseudonimo di Severino di Monzambano, Samuel von Pufendorf scrisse:

(LA)«Nihil ergo aliud restat, quam ut dicamus Germaniam esse irregulare aliquod corpus et monstro simile» (IT)«Non ci rimane perciò che considerare la Germania un corpo senza regole simile a un mostro»
(Severini de Monzambano Veronensis, De Statu Imperii Germanici, Apud Petrum Columesium, Genevae 1667, Caput 6, § 9, p. 115)

Voltaire più tardi ne parlerà come “né Sacro, né Romano, né Impero”[9].

Un impero “romano”?[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Problema dei due imperatori.

Da un punto di vista giuridico l’Impero romano, fondato da Augusto (27 a.C.) e diviso da Teodosio I in due parti (395 d.C.), era sopravvissuto solo nella parte orientale. Dopo la deposizione dell’ultimo Imperatore d’Occidente Romolo Augustolo (476 d.C.), quello d’Oriente Zenone aveva ereditato anche le insegne della parte occidentale riunendo da un punto di vista formale l’unità statale. Dunque gli abitanti dell’Impero d’Oriente si consideravano Ῥωμαίοι (Rhōmaioi (romei), ovvero “romani” in lingua greca), e chiamavano il loro stato Βασιλεία Ῥωμαίων (Basileia Rhōmaiōn, ovvero “Regno dei Romani”).

L’incoronazione del re dei Franchi Carlo Magno da parte di papa Leone III nell’800 fu un atto privo di un profilo giuridicamente legittimo: solo l’Imperatore romano d’Oriente (chiamato “greco” in Occidente proprio a partire da quest’epoca[10]) sarebbe semmai stato degno di incoronare un suo pari nella parte occidentale, per questo da Costantinopoli si guardò sempre con superiorità e sospetto a quell’atto.

Nonostante ciò l’incoronazione papale fu giustificata dal punto di vista formale con due espedienti:

  1. il fatto che all’epoca l’Impero bizantino fosse governato da una donna, Irene d’Atene, illegittima agli occhi occidentali, creava un vuoto di potere che rendeva possibili eventuali colpi di mano (infatti all’epoca l’Impero bizantino non aveva alcuna possibilità di intervenire direttamente in Europa occidentale);
  2. la questione che il papa si dichiarasse come diretto erede dell’Impero romano sia come pontifex maximus sia arrogandosi un potere temporale grazie al documento della donazione di Costantino, con il quale Costantino I avrebbe ceduto la sovranità sulla città di Roma e su tutta l’Europa occidentale a papa Silvestro I; il documento, riconosciuto come falso nel XV secolo tramite lo studio filologico di Lorenzo Valla presso la corte pontificia, fu redatto presumibilmente nell’ottavo secolo, quando il papa, minacciato dall’avanzata dei Longobardi, si era trovato a dover far valere la propria autorità. In quell’occasione egli aveva compiuto un’altra incoronazione analoga, incoronando re dei Franchi Pipino il Breve, formalmente illegittimo, come ringraziamento dell’aiuto ricevuto dal “maggiordomo reale” nella contesa con i re Longobardi.

Gli imperatori romano-tedeschi cercarono con più modi di farsi accettare da quelli bizantini come loro pari con rapporti diplomatici, politiche matrimoniali o minacce, ma ottenendo successi soltanto parziali o effimeri. Nell’812, con il trattato di Aquisgrana l’imperatore carolingio Carlo Magno ottenne da Bisanzio il riconoscimento di titolo di Imperatore (basileus in greco) ma non di “Imperatore dei Romani” (basileus ton Romaion). Tuttavia il rapido declino dell’Impero carolingio permise a Bisanzio di disconoscere il trattato dell’812. Le fonti bizantine definiscono l’Imperatore del Sacro Romano Impero “re dei tedeschi” e solo raramente un “imperatore” (ma non dei Romani). Le fonti occidentali, invece, definivano l’Imperatore bizantino rex graecorum (“Re dei Greci”) o al più Imperator Graecorum (“Imperatore dei Greci”).

La pretesa di atteggiarsi come eredi dei romani, sebbene giuridicamente discutibile, ebbe però alcuni innegabili risultati positivi, come il ripristino del diritto romano già a partire dalla metà del XII secolo, che, tramite l’attività delle università, tornò in Occidente sostituendosi in tutto o in massima parte alle legislazioni germaniche, in vigore dai tempi delle invasioni, e a quelle canonistiche, diffuse dalle istituzioni ecclesiastiche.

In definitiva quindi, nonostante una partenza velata da equivoci e atti forzosi, il Sacro Romano Impero divenne uno dei cardini della società europea, che profondamente ne influenzò le vicende per secoli.

Il dibattito sull’autorità[modifica | modifica wikitesto]

Sono stati fatti molti tentativi di spiegare perché il Sacro Romano Impero non riuscì mai ad avere un potere centrale sui territori, contrariamente alla vicina Francia. Fra le ragioni trovate vi sono le seguenti:

  • l’Impero era stato, soprattutto dopo la caduta degli Hohenstaufen, un’entità confederale: al contrario della Francia che era stata parte integrante dell’Impero Romano, nella parte orientale dell’Impero carolingio, le tribù germaniche erano molto più indipendenti e riluttanti a cedere poteri a un’autorità centrale. Molti tentativi di rendere ereditario il titolo imperiale fallirono e restò sempre, almeno formalmente, la cerimonia dell’elezione, poi ristretta a 7 principi elettori, fino alla soppressione napoleonica. Massimiliano I e Carlo V tentarono di riformare l’impero, ma inutilmente. Più tardi ogni candidato dovette fare promesse agli elettori, nel cosiddetto Wahlkapitulationen (Capitolato di elezione), che garantì sempre più poteri agli elettori durante i secoli;
  • a causa delle sue connotazioni religiose, l’Impero come istituzione fu seriamente danneggiato dal contrasto fra il papa e i re tedeschi riguardo alle loro rispettive incoronazioni a imperatore. Non è mai stato molto chiaro a quali condizioni il papa incoronasse l’imperatore e, in particolare, se il potere di questo dipendesse da quello ecclesiastico del Papa. La rinuncia di Francesco II in favore di Napoleone, dopo il trattato di Presburgo, il 6 giugno 1806, non fu riconosciuta dal Papato fino al 1918/19, quando il SRI con Carlo d’Asburgo praticamente finì.
  • a causa dell’infeudamento dei vescovi da parte di Ottone I di feudi imperiali, specie durante l’XI secolo, fu creato il problema dei vescovi-conti, che portò alla dura lotta per le investiture ed infine al concordato di Worms nel 1122; e poi nel 1521 e segg. favorì la riforma luterana con la loro spoliazione da parte dei principi laici, chiamati poi protestanti contro gli editti imperiali di restituzione.
  • non è chiaro se il sistema feudale del Reich, dove il re formalmente era all’apice della cosiddetta “piramide feudale”, fosse la causa o un sintomo della debolezza dell’Impero. In ogni caso, l’obbedienza militare, che, come da tradizione tedesca, era strettamente legata alla confisca delle terre per i tributi, fu sempre un problema: quando il Reich era costretto alla guerra, le decisioni erano lente e foriere di situazioni instabili.

Nella dottrina dello Stato tedesco[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l’unificazione della Germania in Stato sovrano federale nel 1871 (vedi Impero tedesco), il Sacro Romano Impero fu conosciuto talvolta come Primo Reich, visto che dal 1512 era della “nazione tedesca”. La Germania/Austria nazista volle chiamarsi invece Terzo Reich, considerando l’Impero del 1871 come Secondo Reich, dopo la rinuncia austriaca del 1806: ciò anzitutto allo scopo di affermare una continuità diretta, grazie al Nazionalsocialismo, con l’intera storia della Germania; secondariamente, per negare a posteriori alla Repubblica di Weimar (1918-1933) la sua ragione d’essere come reale espressione della Germania repubblicana e più democratica.

Nella filosofia della comunità sovranazionale[modifica | modifica wikitesto]

Tra le due guerre mondiali l’immagine idealizzata del Reich fece da sfondo all’utopia «paneuropea»; anche successivamente varie dottrine storico-politiche hanno proiettato sulla parola «Reich» la richiesta che “l’Europa auspicabilmente riacquisti la consapevolezza delle proprie «radici» e, con essa, una certezza di sé, fatta di punti di riferimento validi poiché storicamente immutati”: “l’ordinamento sovranazionale, comprensivo di vari popoli, il «felice» abbinamento di libertà (germanica) e civiltà (romano cristiana), la vocazione alla pace, quale condicio sine qua non d’ogni progresso materiale e morale, la cultura del diritto come tessuto delle relazioni umane, lo sviluppo «meraviglioso» delle arti e delle scienze”[11].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ in latinoSacrum Imperium Romanum, in tedescoHeiliges Römisches Reich; chiamato anche das alte Reich, “l’antico Impero”, in epoca recente
  2. ^ È talvolta chiamato anche “Primo Reich”, in riferimento al Secondo Reich (1871 – 1918) e Terzo Reich (1933 – 1945).
  3. ^ Bryce, 2017, p. 204.
  4. ^ Si veda, per esempio, la voce Sacro Romano Impero Archiviato l’11 giugno 2012 in Internet Archive. nell’Enciclopedia Italiana.
  5. ^ Bryce, 2017, p. 268.
  6. ^ Joachim Whaley, Germany and the Holy Roman Empire, vol. 1, Oxford, University of Oxford Publications, 2002, p. 17.
    Joachim Ehlers, Die Entstehung des Deutschen Reiches, 4ª ed., München, 2012, p. 97.
    «L’aggiunta deutscher Nation (‘della nazione tedesca’) al titolo imperiale romano risale al 1474, la dizione Römisches Reich Teutscher Nation (‘Impero Romano della nazione tedesca’) al 1486 e al 1512 l’espressione completa Heiliges Römisches Reich Teutscher Nation (‘Sacro Romano Impero della nazione tedesca’)».
     Nella moderna letteratura scientifica la dizione “Sacro Romano Impero della Nazione Germanica” non è utilizzato per l’Impero medievale, bensì per quello in età moderna.
  7. ^ Peter Hamish Wilson, The Holy Roman Empire, 1495–1806, MacMillan Press 1999, London, page 2; The Holy Roman Empire of the German Nation Archiviato il 29 febbraio 2012 in Internet Archive. at the Embassy of the Federal Republic of Germany in London website
  8. ^ Lega di Smalcalda su Enciclopedia Treccani, su www.treccani.it. URL consultato l’8 maggio 2017 (archiviato il 4 settembre 2019).
  9. ^ Essai sur les mœurs et l’esprit des nations, LXX
  10. ^ Il termine “bizantino” con cui attualmente si definisce attualmente l’Impero romano d’Oriente è una pura convenzione storica coniata da alcuni storici cinquecenteschi e diffusa dagli Illuministi; essi, disprezzando tutto ciò che riguardava il Medioevo, vista come un’era buia, disprezzavano anche l’Impero romano d’Oriente e non ritenendo gli abitanti dell’Impero d’Oriente degni di essere chiamati “romani” o “greci” coniarono il termine “bizantino”. Poiché il termine “bizantino” venne introdotto per la prima volta nel cinquecento e l’Impero d’Oriente cadde ben un secolo prima (nel 1453) i “bizantini” non seppero mai di essere bizantini ma solo di essere romani (o romei).
  11. ^ C. Tommasi, La ragione prudente. Pace e riordino dell’Europa moderna nel pensiero di Leibniz, Bologna, Il Mulino, 2008, pp. 9-11 (ed. digit.: 2009, doi: 10.978.8815/141170, Introduzione, doi capitolo: 10.1401/9788815141170/p1).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • James Bryce, Il Sacro Romano Impero, a cura di Paolo Mazzeranghi, D’Ettoris Editore, 2017, ISBN 978-88-9328-032-7SBN IT\ICCU\RCA\0806131.
  • Friedrich Heer (1967: Das Heilige Römische Reich) Il Sacro Romano Impero: mille anni di storia d’Eŭropa, 3ª ed., Newton & Compton, 1004.
  • Alois DempfSacrum Imperium. La filosofia della e dello Stato nel Medioevo e nella rinascenza politica (Sacrum Imperium. Geschichtsschreibung und Staatsphilosophie des Mittelalters und der politischen Renaissance), Le Lettere, 1988.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]